La comunità è l’unità sociale a cui deve essere ricondotto l’intero comporsi e ricomporsi del linguaggio e dove, dunque, si costruisce anche il significato sociale della variazione. All’interno dei gruppi dove si organizza la vita degli individui (la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, le comunità lavorativa), i parlanti utilizzano la lingua come sistema di norme di riconoscimento e quindi come veicolo e strumento di identificazione, compiono quindi attraverso la lingua degli atti di identità. Ogni parlante si crea i sistemi del suo comportamento verbale in modo tale che essi somiglino a quelli del gruppo o dei gruppi con i quali di volta in volta potrà volere essere identificato. È proprio questo continuo processo di riconoscere e riconoscersi che fonda in definitiva l’esistenza stessa di una comunità linguistica.[1]
La “comunità sorda” ad esempio rispecchia esattamente queste caratteristiche: molte persone sorde si definiscono membri di una comunità che viene spesso considerata un gruppo sociale con un’identità basata su una cultura e una lingua, in questo caso la LIS.
Lingua e cultura procedono di pari passo: il linguaggio è lo strumento attraverso cui le persone attribuiscono un senso al mondo che le circonda e la cultura permette loro di trasmettere la storia e riflettere la propria identità. Le persone Sorde, accomunate da storia e identità, possiedono una cultura che permette loro di condividere le esperienze comuni. Tali esperienze vengono poi trasmesse in varie forme orali e scritte e danno luogo a manifestazioni creative quali storie, film, poesia, pittura, fotografia e scultura. Questi e altri aspetti permettono di conservare e preservare le idee e i sogni di un gruppo di persone sempre più integrate nell’attuale società.
Il concetto di identità si fa sempre più chiaro tramite l’appartenenza alla comunità. Nella società d’oggi spesso non si riflette abbastanza sul difficile processo di conquista d’identità del sordo nel corso della vita con riferimento allo studio fatto da Renato Pigliacampo, ci concentriamo sul periodo adolescenziale, individuando due principali ragioni per cui lo sviluppo dell’identità della persona sorda risulta difficile.
La prima quando si afferma: «Il sordo non deve essere classificato secondo una specifica identità perché non utilizza né sperimenta quotidianamente una lingua diversa rispetto alle persone che interagiscono nella comunità e, pertanto, non sviluppa lingua e cultura proprie».
La seconda è prettamente psicologica: «Il sordo, poiché vive occasionalmente nella microsocietà dei simili, la stessa non può essere considerata vera e propria comunità; di fatto non sviluppa un’identità cosciente, nella quale possa riconoscersi e, con coerenza, sviluppare l’Io verso il processo che porta al Noi, l’ipotetica comunità di sordi».
Tenendo quindi conto delle due ragioni fondamentali per la quale lo sviluppo dell’identità di una persona sorda risulta difficile, notiamo che l’identità del sordo esiste, ma è frenata nel momento in cui la società di maggioranza spinge il sordo ad imitare l’identità dell’udente. Nella società udente lo sviluppo psichico del sordo non ha un modello guida perché gli sono preclusi gli stimoli percettivi e le interrelazioni che contribuiscono alla formazione della personalità ciò viene mascherato con il pretesto e la presunzione che solo in mezzo agli udenti acquisirà la normalità.[2] Da qui anche la tendenza di alcuni genitori udenti a non far frequentare comunità di sordi al figlio non udente.
Ci sono sordi che acquisiscono la LIS in tarda età. Proprio a causa di questa mentalità arretrata ed ostile, troviamo spesso sordi segnanti con una bassa competenza linguistica: questo può creare un freno nello sviluppo dell’Io, e quindi nel processo di sviluppo dell’identità.
È utile dire quanto sia fondamentale che la LIS venga utilizzata come strumento didattico a scuola, e quanto sia importante promuovere la Lingua dei Segni anche in ambito scolastico, adattando le lezioni da un punto di vista metodologico per consentire al bambino/ragazzo sordo di poter avere accesso ai contenuti della lezione.
Da poco, dopo un doloroso e faticoso percorso di riconoscimento della LIS, il Senato ha approvato un testo unificato composto da 14 articoli, che definiscono i diritti e la rimozione di tutte quelle che vengono considerate barriere comunicative in ambito formativo, politico e lavorativo. In tutti questi anni a stento la LIS è riuscita a trovare riconoscimenti giuridici e spazi in ambito sociale: questo a causa dell’inferiorità di status che il “segno” ha assunto rispetto alla parola nel sistema concettuale occidentale. I segni raccontano relazioni che dimostrano come la LIS non sia solo la lingua delle persone sorde, ma rappresenti una dimensione preziosa in contesti complessi e diversificati: comunicazione, supporto didattico, risorsa per l’integrazione e l’accessibilità, strumento di lavoro per molteplici professionalità.
Serena La Torre
[2] PIGLIACAMPO R., Parole nel movimento – Psicolinguistica del sordo, Armando Editore, Roma, 2008.
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